Cent'anni di solitudine



E' un libro che ho letto perchè una mia amica, la quale è una lettrice più accanita di me, me lo aveva consigliato e quando l' ho trovato all'usato per pochi euro l'ho comprato.
Devo dire che per come me lo aspettavo sono rimasta un po' delusa, pensavo fosse davvero bellissimo dai commenti che avevo sentito, ma devo ammettere che a stento l'ho finito.
Questo perchè all'inizio ti sembra un normale romanzo di stampo latino americano che tratta la storia di una famiglia, quella dei Buendìa e del loro paese sperduto nel mondo, Macondo; poi ad un tratto del libro ti accorgi che le generazioni si susseguono, che tutti hanno gli stessi nomi e che non ci stai capendo più niente, perlomeno io, non sapevo più in che generazione mi trovavo, di quale Arcadio o Aureliano si stava parlando, e mi consolavo col fatto che c'era un personaggio stupendo che è rimasto lo stesso per tutto il romanzo: Ursula. "Cent'anni di solitudine" credo sia un titolo che trae in inganno, perchè sono cento anni di avvenimenti e di persone, e solo alla fine del romanzo si capisce cosa davvero voleva dire il titolo.
Non è che voglia spaventare qualcuno, anzi, probabilmente ha fatto questo effetto a pochi visto che è un libro che ha vinto il premio nobel per la letteratura e che è stato definito come la seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduto solo da Don Chisciotte della Mancia, (informazioni prese da Wikipedia ovviamente).
Sempre da wikipedia, mentre cercavo una foto per questo blog, ho trovato una cosa che mi sarebbe stata utilissima nella lettura, cioè l'albero genealogico della famiglia, che a questo punto consiglio a tutti di accompagnare al libro!
Diciamo che consiglio questa lettura agli irriducibili che non mollano finchè non sono arrivati alla fine a costo di non capire, in dei tratti, di chi si sta leggendo.

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