Fahrenheit 451



A volte ci scordiamo che le letture più coinvolgenti non sono solo da cercare nelle ultime uscite, ma bisogna voltarsi indietro e prendere in mano libri che, ripetiamo sempre a noi stessi, un giorno leggeremo. 

Fahrenheit 451 è uno di quei libri. 
Sono rimasta veramente colpita, non solo dalla storia, che conoscono praticamente tutti, rappresentazione di un mondo dove i libri vengono bruciati. Ma la cosa che più mi ha fatto riflettere è stata la descrizione del futuro che Ray Bradbury aveva dato negli anni 50, un descrizione allora fantascientifica, ma ad oggi incredibilmente tangibile. Un' alienazione completa dell'uomo, portato a pensare il meno possibile, ad omologarsi alla massa e per questo impedito alla conoscenza, impedito alla lettura. 
Un libro che mostra come l'uomo possa autodistruggersi e come possa trovare la via per la rinascita.

Mr. Gwyn


Ringrazio davvero la persona che mi ha regalato questo libro, perché di Baricco non si legge mai abbastanza.
Alssandro Baricco, che questa volta, diversamente da altri suoi libri, decide di scrivere un romanzo con un protagonista definito, tanto protagonista che il suo nome è anche il titolo del libro: Mr. Gwyn. La cosa originale di quest'uomo è senz'altro il lavoro che, ad un punto della sua vita, decide di fare: il copista. Mestiere senza significato apparente, mestiere inventato da lui e per sé stesso, mestiere in cui lo stesso Baricco si cimenta in ogni romanzo.
Mr. Gwyn incarna le capacità proprie di Baricco: scrivere ritratti, ritratti ogni volta diversi, storie di vita che hanno qualcosa di particolare, ma che allo stesso tempo sono spicchi di pensieri e voglie di ognuno di noi. Ogni personaggio unico, impalpabile, originale e comune; ha dentro di sé sogni e le perversioni proprie dell'essere umano e mr. Gwyn ne scrive sopra, scrive dell'anima e di cosa c'è dietro, di cosa è sepolto e di cosa vuole emergere, della storia che ognuno vorrebbe leggere di sé stesso.

Il giardino dei segreti


Quando ho preso in mano questo libro per la prima volta credevo si trattasse del romanzo "Il giardino segreto", storia che conoscevo sin da piccola. Poi, ripensando e guardando più attentamente, mi sono accorta che, nonostante la somiglianza del titolo la storia era tutt'altra e ho deciso di leggerla con molta curiosità.
E' un romanzo che alterna diverse protagoniste in diversi momenti storici, tutte in qualche modo legate tra di loro da un misterioso enigma da svelare. La scrittura è molto scorrevole, la trama è coinvolgente e il tutto rende la narrazione dinamica e sempre nuova.
Personalmente in dei momenti ho fatto difficoltà a non andare avanti nella lettura, tanto ero trasportata nelle vicende del libro e, quando l'ho terminato, ho provato la sensazione non nuova, che si sente quando si finiscono certi tipi di libri; quei libri che, una volta conclusi, ti lasciano allo stesso tempo contento, ma anche con un sentore di tristezza per non aver più la compagnia di personaggi ai quali ci si è affezionati.
Date queste premesse chi ama i romanzi dovrebbe assolutamente seguire il mio esempio e gustarselo appieno.

Caos Calmo


Sono stata fortunata nell'aver letto il libro senza prima aver visto il film, perché il gusto del libro, in questo caso più che in altri, ha tutto un altro sapore.
Veronesi in questo libro parla di un uomo, ben affermato, benestante sposato e con una figlia, che però sarà costretto prematuramente ad affrontare l'inattesa morte della moglie, e lo fa aspettando che il dolore arrivi, davanti alla scuola elementare della figlia.
Detta così, la trama sembra piuttosto noiosa e priva di grandi risvolti, ma secondo me è proprio l'aver creato un intero romanzo su una "pausa" di un uomo a rendere questo libro eccezionale. Anche perché il tema principale del romanzo è quello dell'affrontare la sofferenza, e i giardini di un anonimo angolo di Milano si trasformano quasi nello studio di un analista, il quale accoglie la sofferenza altrui, ma mai la propria.
L'altro aspetto interessantissimo del libro è il tipo di narrazione; non si tratta infatti di una semplice voce narrativa esterna, né di una evocazione di ricordi fatta in prima persona, ma il tutto viene raccontato dai pensieri del protagonista, come un vero e proprio flusso di emozioni, ricordi, giudizi tutti intrecciati insieme, rendendo perfettamente l'idea di ciò che il protagonista vive e pensa in ogni momento.
Una perla del romanzo infine è la descrizione del "Caos Calmo", una parentesi della vita degli adulti in un preciso momento della giornata, una parentesi nella vita di un uomo in un difficile momento della vita.



Invisibile


Se devo essere sincera questo è un libro che mi ha stupito, all'inizio mi ha lasciato perplessa, ma più lo leggevo più avevo voglia di leggerlo. Questo per molti può sembrare banale, un qualcosa che può succedere, ma per me invece è stato un aspetto nuovo, in quanto di solito un libro, se mi prende, lo fa dalle sue primissime pagine, mentre in questo caso ho dovuto aspettare il secondo capitolo per entrare davvero nella sua dimensione e capirlo appieno.
Infatti in "Invisibile"non c'è una narrazione classica, in cui la trama ha semplicemente un inizio e una fine, non c'è un unico punto di vista a cui fare riferimento, è un susseguirsi di piani narrativi diversi che spiazzano il lettore, ma che rendono la lettura stessa davvero affascinante e sempre nuova. Questo fa sì che la trama sia assolutamente originale e che il lettore cerchi fino alla fine di scovare, in una o in un'altra versione, la verità di ciò che successe al protagonista nell'anno 1967, verità che rivelerà essere inafferrabile, invisibile appunto, forse proprio perché ognuno nella realtà ha le proprie verità.

Un altro giro di giostra


Devo ammettere di aver letto questo libro con un po' di lentezza in più del solito; il perchè non risiede soltanto nella lunghezza oggettiva del testo, ma anche e sopratutto nel suo contenuto.
Tiziano Terzani è una delle persone che in assoluto ammiro di più e di cui parlo con la massima stima, avevo già letto "La mia fine è il mio inizio" e ne ero stata davvero colpita, tanto che sono voluta andare a ritroso nella vita stessa di Terzani leggendo "Un altro giro di giostra".
In questo libro, a differenza del successivo, che è più un autobiografia, il tema centrale è il viaggio, non c'è altra parola secondo me per descriverne il senso in breve; è un viaggio verso la consapevolezza di cosa vuol dire vivere e sopratutto cosa vuol dire morire. Trovo che ad ogni tappa che Terzani ha fatto nel suo percorso per sconfiggere la malattia, o semplicemente per guarire il suo animo, ci siano vari passi avanti e altri indietro nella ricerca di quel qualcosa che neanche lui sapeva ben definire, ma che alla fine, dalla vetta più alta del mondo, lo hanno portato ad una conclusione, il cui senso si riassume molto efficacemente questa meravigliosa frase:

"Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte".

Consiglio veramente la lettura di questo libro, specialmente a coloro che per vari motivi, sia lavorativi che personali, hanno frequentato ospedali e si sono trovati davanti a malattie, che siano state sconfitte, oppure no.


Memorie di una Geisha



Ho appena finito di leggere questo romanzo e sono ancora sotto l'influsso della sua incredibile magia. E' un Romanzo con la R maiuscola, non c'è che dire. Tutto riesce a coinvolgere completamente il lettore, a rapirlo dalla sua realtà
e a trasportarlo in un mondo lontano, lontanissimo oggi più che mai, il Giappone del 1930, in una Kyoto abitata di magia e di Geishe.
Tutto nella narrazione è veramente suggestivo, a partire dai colori dei kimono, dal bianco e rosso dei volti delle geishe e delle lanterne appese per tutto il quartiere di Gion, alle bellissime metafore e paragoni che affiorano ovunque nel libro. Tutto è descritto in maniera così sublime che per il lettore è difficile stancarsi dalla lettura. Senza contare tutte le scoperte che si fanno leggendo, riguardo ad un mondo che sta scomparendo, su usanze che agli occhi di un occidentale sembrano incredibili ma, allo stesso tempo, talmente affascinanti che fanno nascere un desiderio fortissimo di visitare il Giappone, immergersi nelle stradine di Gion, nelle sue case da tè e nei suoi splendidi giardini circondati dai ciliegi in fiore.

Il film: devo ammettere che il film nel suo insieme è fatto molto bene e riesce a ricreare davvero fedelmente gli ambienti, i costumi e in generale l'atmosfera del romanzo e di questo devo dargliene atto. Per quanto riguarda la trama devo dire che la prima parte del film rispecchia in maniera fedele la prima parte della vita di Sayuri nel romanzo, ed è certamente la parte più affascinante della trama, la seconda parte tuttavia è un po' più frettolosa e molti dettagli vengono omessi o cambiati. Ovviamente il cinema ha i suoi tempi e credo che fosse difficile fare meglio di così, per questo consiglio anche la visione del film.
C'è una cosa che però mi chiedo, ma come mai ai registi piace cambiare dettagli minimi (come i nomi) senza che ce ne sia bisogno? Per esempio: il "presidente" del romanzo diventa "direttore generale", il quartiere Gion ne diventa un altro (di cui non ricordo il nome), lo stesso significato del nome di Sayuri cambia, mah.. chissà.