Il giorno in più



Libro che in alcuni punti mi ha molto presa e che in altri invece mi ha lasciato un po' perplessa. Questo presumo sia per le caratteristiche dello scrittore, Fabio Volo; è il primo suo libro che leggo e devo dire che, chi è abituato a leggere, intuisce che lui non nasce come scrittore, che non è proprio il suo mestiere. Diciamo che la sua scrittura è molto "normale", cioè, mentre leggevo mi veniva da pensare che un libro così lo avrei potuto scrivere anche io, proprio perchè sembra scritto da una persona comune che aveva una bella storia da raccontare.
In mezzo a questa bella storia d'amore si possono trovare descrizioni obsolete da leggere in un romanzo, come descrizioni delle abitudini intestinali del protagonista, descrizione di giochetti hard, o ci si trova a leggere frasi che nella realtà si sentono dire tutti i giorni mentre parli con i tuoi amici; in pratica Volo ha avuto la bella idea di mettere anche cose molto comuni in mezzo a quel qualcos'altro che aveva da dire, per niente comune.
Mi riferisco in particolare all'idea di amore che viene fuori dal romanzo, un amore non convenzionale, non di quelli che tutti i giorni ti spacciano come reale, quello per la quale chi arriva ai 30 senza essersi sposato risulta un fallito, ma un amore puro, che se nasce bene, se non nasce aspetterò e se dopo che hai aspettato non è arrivatop magari è perchè hai imparato a vivere bene con te stesso e non ti serve nient'altro. E' un'idea di legami e di felicità un po' anormale per la nostra società, ma sicuramente è più autentica e più auspicabile rispetto a ciò che si avrebbe in una vita standard.
Mi ha colpito una frase, detta dalla protagonista femminile Michela, in cui mi rispecchio moltissimo tral'altro, che dice: pensa che bello se invece di chiedere alle donne dopo i trent'anni "perchè non sei sposata?" iniziassimo a chiedere "Perchè ti sei sposata?"; secondo me è una frase che fa riflettere, perchè:

Il problema non è quanto aspetti, ma chi aspetti.


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